- 23.05.2025
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Meno fumo negli edifici, meno ricoveri in ospedale?
Dal 2018 è vietato fumare negli alloggi popolari negli Stati Uniti. Una regola introdotta per proteggere i milioni di persone che ci vivono, spesso esposte al fumo altrui. Ma questa misura ha davvero cambiato qualcosa? Un nuovo studio condotto a New York mostra che la salute cardiovascolare degli abitanti comincia a migliorare.
Il fumo passivo — respirare il fumo degli altri — resta una causa importante di malattie, in particolare tra le persone anziane.Può provocare infarti, ictus, o peggiorare altri problemi di salute. Negli alloggi popolari, a volte è difficile sfuggire al fumo dei vicini, soprattutto negli edifici vecchi con pareti sottili e condotti di aerazione condivisi.
Dal 30 luglio 2018, tutte le agenzie per l’edilizia pubblica (Public Housing Authorities, PHAs) negli Stati Uniti sono tenute ad applicare politiche “senza fumo” in conformità con una norma stabilita dal Dipartimento americano per l’Edilizia e lo Sviluppo Urbano (HUD).Questa norma è stata adottata dall’HUD per “migliorare la qualità dell’aria interna negli alloggi pubblici, proteggere la salute dei residenti, dei visitatori e del personale delle PHAs, ridurre il rischio di incendi catastrofici e diminuire i costi complessivi di manutenzione”.
La regola si applica a tutti gli appartamenti, agli spazi comuni interni (corridoi, scale, lavanderie, centri comunitari, ecc.) così come agli uffici amministrativi. È inoltre vietato fumare entro un raggio di 7,6 metri (25 piedi) intorno a questi edifici.Il divieto riguarda residenti, visitatori, personale e fornitori di servizi. Quando gli edifici non dispongono di spazi esterni che rispettano questa distanza, l’intero sito diventa completamente non fumatori. Le autorità locali possono, se lo spazio lo consente, creare aree fumatori designate, a condizione che siano situate al di fuori delle zone vietate e accessibili alle persone con mobilità ridotta.

La regola si applica a tutti gli appartamenti, agli spazi comuni interni (corridoi, scale, lavanderie, centri comunitari, ecc.) così come agli uffici amministrativi. È inoltre vietato fumare entro un raggio di 7,6 metri (25 piedi) intorno a questi edifici.Il divieto riguarda residenti, visitatori, personale e fornitori di servizi. Quando gli edifici non dispongono di spazi esterni che rispettano questa distanza, l’intero sito diventa completamente non fumatori. Le autorità locali possono, se lo spazio lo consente, creare aree fumatori designate, a condizione che siano situate al di fuori delle zone vietate e accessibili alle persone con mobilità ridotta.A livello nazionale, questa regola si applica a oltre 700.000 unità abitative, di cui più di 500.000 occupate da persone anziane o da nuclei familiari con una persona disabile non anziana.Al momento della sua adozione, oltre 600 PHAs avevano già implementato politiche senza fumo in almeno uno dei loro edifici.Per verificare se vietare il fumo all’interno degli edifici producesse davvero un cambiamento, la ricercatrice Elle Anastasiou e i suoi colleghi hanno analizzato i dati medici di oltre 50.000 persone di età pari o superiore a 50 anni, residenti in edifici della New York City Housing Authority (NYCHA), il più grande ente di edilizia popolare del paese. Hanno confrontato questi abitanti con altri newyorkesi residenti in quartieri poveri simili, ma dove questa regola non era applicata.L’obiettivo? Osservare l’evoluzione dei ricoveri ospedalieri tra il 2015 e il 2022 per infarti (infarto del miocardio) e ictus — malattie particolarmente sensibili al fumo passivo.L’andamento mostra un lieve calo dei ricoveri per questi due eventi cardiovascolari tra i residenti degli alloggi popolari (vedi grafico).

Effetti modesti, ma incoraggianti
I ricercatori osservano che questi effetti sono modesti, ma reali. Soprattutto, emergono gradualmente, il che è logico. Ci è voluto del tempo perché la regola venisse realmente applicata: sono stati affissi manifesti, sono stati avviati programmi per smettere di fumare, e i responsabili hanno ricevuto una formazione per accompagnare gli inquilini. È a partire dal 2020 che gli sforzi sono diventati più visibili. Sarebbe interessante ripetere lo studio nel tempo per misurare l’aumento dell’impatto di queste misure.
Un impatto in un contesto sociale delicato
Uno dei meriti di questo studio è quello di interessarsi a una popolazione spesso sotto-rappresentata negli studi di sanità pubblica: le persone anziane che vivono negli alloggi popolari.Questi residenti, spesso esposti in modo sproporzionato al fumo passivo, possono cumulare diverse vulnerabilità: precarietà, comorbidità, accesso limitato alle cure.Lo studio rafforza quindi l’idea secondo cui le politiche di salute pubblica integrate nell’habitat possono avere effetti strutturali sulla salute delle popolazioni più fragili.Questo tipo di politica potrebbe ispirare altre città, altri paesi, ed estendersi ad altri luoghi di vita condivisa, come le residenze studentesche o le case di riposo. Naturalmente, tutto ciò deve essere accompagnato da misure di supporto: aiuto per smettere di fumare, mediazione tra vicini, o accompagnamento sociale.