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16.04.2021 |News

Esplosione delle vendite di sigarette in Svizzera nel 2020

In Svizzera, le vendite di sigarette sono passate da 8,9 miliardi di pezzi nel 2019 a 9,3 miliardi nel 2020. Ciò corrisponde a un aumento del 4% e inverte una tendenza al calo che durava da oltre un decennio. Anche gli introiti fiscali sono leggermente aumentati. Le ragioni di questa esplosione non sono del tutto chiare, ma l’aumento del consumo provocato dal confinamento a seguito della pandemia di Covid-19 può in gran parte spiegarla.

Un’esplosione che l’Amministrazione federale delle dogane non spiega

Lo scorso 23 marzo 2021 l’Amministrazione federale delle dogane (AFD) ha pubblicato il suo rapporto annuale «Fatti e cifre».[i]  Si tratta di un documento piuttosto generale e superficiale in cui troviamo, in mezzo a tutta una serie di altri dati, quelli riguardanti le vendite di sigarette sul territorio svizzero in milioni di pezzi durante gli ultimi tre anni ossia, più esattamente, 9’210 milioni nel 2018, 8’950 milioni nel 2019 e 9’306 milioni nel 2020. Queste cifre non sono accompagnate da alcuna spiegazione o analisi. Sul sito dell’AFD non è possibile trovare altri dettagli in merito quali, ad esempio, una ripartizione per marca di sigarette, per cantone o per luogo di vendita. Fatto sta che l’aumento registrato nel 2020 fa seguito a un periodo di 12 anni durante i quali il numero di sigarette vendute nel nostro paese è diminuito in modo costante.  

Fonte: Amministrazione federale delle dogane (AFD)

Introiti fiscali in crescita e due cause evocate dall’Amministrazione federale delle finanze (AFF)

Su una pagina del suo sito web, l’AFF afferma che gli introiti della tassa sul tabacco hanno superato il livello dell’anno precedente (+63 milioni) e l’importo preventivato (+105 milioni).[ii] Se gli introiti fiscali sono in crescita è perché è aumentato il numero di sigarette vendute. L’AFF dedica una sola, scarna frase di spiegazione (ma solo nelle sue pagine in tedesco e in francese) a questo aumento di ben 63 milioni, riconducendolo a due motivi: innanzitutto il calo del turismo della spesa nei paesi confinanti e in secondo luogo il crollo degli acquisti di prodotti non gravati da dazi doganali (duty-free) provocato dalla forte limitazione del traffico aereo. L’AFF avrebbe certamente potuto fare un piccolo sforzo in più per documentare queste due cause. Esse vanno pertanto sottoposte a un esame molto critico.

Secondo l’AFF, l’aumento delle vendite è dovuto, in primo luogo, alla diminuzione del turismo della spesa nei paesi confinanti. Questa spiegazione non tiene conto del fatto che questo fenomeno avviene nei due sensi, ossia anche dai paesi confinanti verso la Svizzera, e che anche gli spostamenti in questa direzione, con i relativi acquisti, sono venuti a mancare. Se gli Svizzeri si recano in Germania per acquistare sigarette, è altrettanto vero che ci sono molti Francesi che vengono ad acquistarle in Svizzera (nel 2020 il prezzo di un pacchetto in Francia era di 10€). Su queste dinamiche ci vorrebbero statistiche di vendita specifiche per ogni cantone, che permetterebbero di capire e di analizzare meglio gli acquisti da una parte e dall’altra della frontiera. È ora che l’amministrazione federale stabilisca calcoli molto più dettagliati.

Sempre secondo l’AFF, l’altra concausa dell’aumento delle vendite di sigarette in Svizzera sarebbe la diminuzione degli acquisti di prodotti non gravati da dazi doganali. Va detto che la statistica in questione non tiene conto di quante sigarette esenti da dazi vengono acquistate dalla popolazione svizzera.[iii] Quindi è difficile capire quanti di questi acquisti si siano effettivamente spostati sul nostro territorio. Non sappiamo nulla delle quantità di sigarette vendute negli aeroporti e possiamo solo concludere che vi è un urgente bisogno di statistiche sulla vendita di prodotti esenti da dazi doganali.

Le due ipotesi avanzate dall’AFF sembrano in parte plausibili, ma i dati forniti come prova non sono sufficientemente accurati. Inoltre, bisogna tener conto del fatto che nel 2020 le restrizioni di viaggio non sono state assolute, né sono state in vigore durante tutto l’anno. Questo significa anche che i calcoli concernenti il consumo svizzero, basati sui dati forniti dall’AFD in merito alle vendite, soffrono di un errore sistematico ben superiore al 4%, e ciò da sempre.

Una ragione di cui nessuno parla: il Covid-19 fa esplodere anche il consumo, non solo le vendite

Il ragionamento dell’AFF sembra partire dal presupposto implicito che solo le vendite sarebbero aumentate e ignora completamente un possibile aumento del consumo – tralasciando così un’ipotesi tutt’altro che inverosimile. Uno studio recente mostra infatti che il consumo di sigarette in Italia è aumentato del 9,1% durante il confinamento.[iv]  Altri studi pubblicati nelle scorse settimane tendono a confermare l’ipotesi che le misure di confinamento abbiano avuto un impatto negativo sul consumo di prodotti contenenti tabacco o nicotina negli Stati Uniti.[v]  Le ripercussioni del confinamento non sono sempre uniformi e in Francia il numero di persone che ha aumentato il consumo di tabacco (27,6%) sarebbe maggiore rispetto a quello delle persone che lo hanno diminuito (18,6%), mentre il 54,7% avrebbe mantenuto un consumo costante. L’aumento registrato in Francia è stato associato a una fascia di età giovane (18-34 anni), con un livello di istruzione elevato, e a un sentimento di ansia.[vi]

Il consumo di prodotti contenenti tabacco o nicotina è pericoloso per la salute in generale, ma è anche stata dimostrata una correlazione diretta tra il fumo e un maggior rischio di infezione da Covid-19 e di un decorso più grave della malattia. La pandemia, attraverso le costrizioni introdotte per arginarla, i ripetuti confinamenti e l’impatto sulla salute mentale della popolazione, ha anche provocato un aumento del consumo di sostanze. È probabile che l’esplosione delle vendite registrata in Svizzera nel 2020 sia anche strettamente legata a una crescita del consumo effettivo e non sia solo la conseguenza di uno spostamento degli acquisti – fenomeno, questo, per il quale non esistono tuttora prove sufficientemente solide.

Per concludere

Le nuove cifre presentate dall’AFD sono ad ogni modo gravi e preoccupanti e mostrano un’inversione di tendenza nelle vendite che si riscontra probabilmente anche nel consumo. Inoltre, queste cifre mettono in luce le lacune dei dati e delle statistiche disponibili. In una prospettiva globale, ciò torna a dimostrare che le autorità trascurano i legami pericolosi che corrono tra il tabagismo e il Covid-19.



[i] https://www.ezv.admin.ch/ezv/it/home/documentazione/pubblicazioni/ueber-die-ezv/archivio.html
[ii] https://www.efv.admin.ch/efv/it/home/finanzberichterstattung/bundeshaushalt_ueb/einnahmen.html
[iii] Legge federale sull’imposizione del tabacco (LImT) (RS 641.31), art. 9: https://www.fedlex.admin.ch/eli/cc/1969/645_665_663/it
[iv] Carreras, Giulia; Lugo, Alessandra; Stival, Chiara; Amerio, Andrea; Odone, Anna; Pacifici, Roberta et al. (2021): Impact of COVID-19 lockdown on smoking consumption in a large representative sample of Italian adults. In Tob Control. DOI: 10.1136/tobaccocontrol-2020-056440.
[v] Gonzalez, Mariaelena; Epperson, Anna E.; Halpern-Felsher, Bonnie; Halliday, Deanna M.; Song, Anna V. (2021): Smokers Are More Likely to Smoke More after the COVID-19 California Lockdown Order. In International journal of environmental research and public health 18 (5), p. 2582. DOI: 10.3390/ijerph18052582.
[vi] Guignard, Romain; Andler, Raphaël; Quatremère, Guillemette; Pasquereau, Anne; Du Roscoät, Enguerrand; Arwidson, Pierre et al. (2021): Changes in smoking and alcohol consumption during COVID-19-related lockdown: A cross-sectional study in France. In European journal of public health. DOI: 10.1093/eurpub/ckab054.

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